Atlas Cappella Funeraria Marelli

Cimitero di Cantù
1936
Asnago Vender Architetti

Foto di Jacopo Valentini

Costruita due anni dopo la Cappella della famiglia Colombo, a pochi metri di distanza da essa, la Cappella Marelli propone una interpretazione del tema completamente differente: non più un edificio come la precedente e come è nella norma delle cappelle cimiteriali, ma un luogo costruito. Un ulteriore passo avanti sulla strada della sincerità costruttiva e funzionale, la cui immagine compositiva appare come anticipazione dei temi della ricerca sulla forma in architettura che Asnago Vender porteranno avanti lungo la loro vita professionale. L’involucro murario si smaterializza e appaiono subito gli elementi di una composizione semplice, basata sul rapporto tra le due cataste – simili a quelle racchiuse all’interno della cappella Colombo ma qui all’aperto – dei sepolcri impilati l’uno sopra l’altro, il piccolo cortile compreso tra esse, l’esile balaustra sul lato anteriore che rigira anche sui fianchi delle due cataste come la recinzione di un giardino, la siepe di agrifoglio davanti al muro di cinta del cimitero intonacato, che fa da sfondo alla croce posta a segnare il baricentro della composizione. Anche se non c’è un involucro lo spazio della cappella esiste grazie a questi pochi, in parte appena accennati, elementi della composizione che si bilanciano con precisione nei pesi e nelle superfici. I particolari qui sono ancora più semplificati ed essenziali: le forme rappresentano se stesse nella loro materialità priva di decorazioni sovrapposte. Le lastre in pietra sono tenute ferme da piatti in ferro imbullonati che segnano le linee orizzontali delle due cataste, le iscrizioni sono semplicemente incise sulle lastre tombali, la croce e la balaustra sono un tubolare in ferro dipinto di bianco.